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PAGINE DI STORIA EBRAICA

 

 

WOLF MURMELSTEIN

 

 

“ALTRIMENTI TOCCA MORIRE”

 

I “TERRITORI DI INSEDIAMENTO EBRAICO” NEI PIANI

DEI NAZISTI DEI FASCISTI E DEI COMUNISTI

 

 

SI RINGRAZIANO TUTTI GLI AMICI CHE HANNO LETTO LA

PRIMA STESURA E HANNO FATTO DELLE OSSERVAZIONI

 

 

QUESTO STUDIO E’ DEDICATO ALLA MEMORIA DI COLORO CHE

MALGRADO I  “SAGGI CONSIGLI DI PRUDENZA” HANNO  AVUTO

FEDE E CORAGGIO E PROCLAMATO LO STATO DI ISRAELE.

 

 

LA PUBBLICAZIONE DEL PRESENTE SAGGIO NEL SUO TESTO INTEGRALE

E’ LIBERA CON L’UNICO ONERE DI DARNE NOTIZIA ALL’AUTORE.

 

PER NOTIZIE, COMMENTI E CRITICHE ALLA POSTA ELETTRONICA:

mailto:wolf.murmelstein@tiscali.it

 

 

 

 

LADISPOLI, MAGGIO 2005.

 

 

 

 

 

IL MOVIMENTO SIONISTA INCONTRA OPPOSIZIONI E “PROPOSTE ALTERNATIVE”.

Fin dall’inizio il Movimento Sionista si trovò di fronte a varie opposizioni al suo programma per la creazione di “un focolare nazionale ebraico in Palestina riconosciuto secondo diritto pubblico”. Per lo studio della storia della Shoa si deve guardare alla particolare forma di opposizione al progetto sionista che era la formulazione delle varie proposte alternative.

Per primo, nel 1903, si ebbe la proposta dell’Inghilterra per un insediamento ebraico in Uganda .

Nel 1926 Stalin “istituì” in Siberia (al confine con la Cina) la Repubblica Autonoma Ebraica di Biro-Bidjan mentre i nazionalisti polacchi chiesero l’appoggio dell’estrema destra francese per creare un insediamento ebraico a Madagascar e nel giungo 1937 una delegazione polacca si i recò a Parigi senza però riuscire a convincere il governo francese.

Questi tre progetti “proponevano” territori tutti molto distanti dall’Europa e dalla Palestina/Terra di Israele e dove l’ambiente (popolazione locale e clima) era ostile per una popolazione, come quella ebraica, da sempre radicata nell’Area Mediterranea e in Europa.

Nei paragrafi seguenti verrà sviluppata l’analisi dei fatti storici per illustrare come dall’opposizione al programma sionista di uno stato ebraico in Palestina/Terra di Israele si sia arrivati alla Shoah..

 

LE COMUNITA’ EBRAICHE DELL’EST EUROPEO NEL QUADRO POLITICO, ECONOMICO E SOCIALE DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE.

I trattati di pace del 1919/20 avevano creato uno scenario politico e economico-sociale pericoloso per la maggioranza delle comunità ebraiche anche se i pericoli vennero ignorati o sottovalutati.

All’epoca la maggioranza della popolazione ebraica viveva nell’Europa Centro-Orientale dove la geografia politica era profondamente cambiata con la nascita di nuovi stati e la posizione di confini fra i produttori e i loro mercati tradizionali.

La Cecoslovacchia, la Polonia, la Yugoslavia  e la Romania, come risultanti dai trattati di pace del 1919, erano formati da regioni eterogenee quanto a struttura economico-sociale, cultura, religioni. Il principale motivo della debolezza di questi stati .era il predominio della nazionalità vittoriosa nella Prima Guerra Mondiale sulle varie minoranze.

L’economia di quasi tutti gli stati dell’Europa Centro-Orientale si basava su un’agricoltura arretrata che impiegava la parte preponderante della popolazione ad una retribuzione insufficiente.

La Germania, stato perdente per antonomasia, guardava all’Europa Centro-Orientale sia come un naturale mercato per la propria produzione industriale che quale fonte di approvvigionamento per prodotti agro-alimentari. Coloro che in Germania pensavano alla “rivincita”, già negli anni venti ma più intensamente dopo l’avvento di Hitler al potere, studiavano le condizioni economico-sociali in d Polonia e negli altri stati dell’Europa Centro-Orientale dove le comunità ebraiche si trovarono di fronte a regimi nazionalisti e reazionari, più o meno ostili, che emanavano norme discriminatorie per limitare l’accesso agli studi universitari, alle professioni e agli impieghi. Ai solerti “studiosi di geografia” tedeschi – che in effetti erano delle spie - si presentava il quadro di masse ebraiche male inserite nel sistema economico, povere ed inermi.

In Romania molti ebrei non avevano la cittadinanza del paese dove erano nati mentre in Polonia esponenti governativi definivano eccessivo il numero degli ebrei - che costituivano il 10% della popolazione - auspicando pubblicamente il trasferimento oltremare di almeno un milione.

L’emigrazione imponeva la scelta – difficile per un ebreo religioso - di un radicale cambiamento dello stile di vita e separazione dai familiari per poter cogliere qualcuna delle poche possibilità esistenti:

Gli USA nel 1920 avevano regolato l’immigrazione con l’istituzione del sistema delle quote e quelle per coloro che erano nati negli stati dell’ Europa Centro-Orientale erano limitate.

L’emigrazione verso la Terra di Israele/Palestina era possibile, entro i limiti fissati dalle autorità Inglesi, solo per persone giovani in grado di sopportare condizioni climatiche difficili e pronte a lavori pesanti oppure per detentori di capitali.

C’era anche un limitato movimento di emigrazione verso l’Europa Occidentale (Inghilterra, Francia) che risolveva casi individuali.

Alcuni stati latino-americani legavano la concessione del visto ad un certificato di battesimo.

In Sud Africa esponenti filo-tedeschi del gruppo boero si opponevano all’immigrazione di ebrei  dall’Europa.

Canada e Australia affermarono di non avere un problema ebraico e di non volerlo creare.

 

IL CONTINUO PEGGIORAMENTO DELLA SITUAZIONE DAL 1930 IN POI..

A seguito della crisi economica del 1929, negli anni trenta iniziò una rapida evoluzione del quadro politico con un continuo aumento del pericolo - ignorato o sottovalutato - dal gruppo dirigente delle comunità ebraiche.

A partire dal 1933/34 l’Italia fascista decise di concedere aiuti materiali – armi e “volontari” libici - al terrorismo arabo che nel 1936 diede inizio ad azioni violente contro gli insediamenti ebraici.

Sui reali motivi di questa decisione, segretissima, di Mussolini si possono fare solo ipotesi:

1. L’ostilità verso la formazione di una comunità ebraica a maggioranza socialista in Palestina,  ipotesi suggerita dagli studiosi che hanno scoperto la documentazione relativa a questi aiuti.

2. L’opposizione della Chiesa Cattolica all’emigrazione ebraica in Terra di Israele; Pio XI° aveva parlato di Mussolini come “Uomo della Provvidenza” e ciò doveva essere compensato.

3. Nelle colonie italiane di Libia, Eritrea e Somalia, con popolazione musulmana, negli anni 20 si  erano avute delle rivolte represse con difficoltà e l’appoggio del Gran Mufti El Husseini, ritenuto importante dignitario musulmano, sembrava quindi importante per mantenere la calma.

Nel 1936 il Comintern aveva ordinato di appoggiare le azioni violente arabe in Palestina; molti comunisti ebrei, per non dover opporsi con le armi ad altri ebrei, scelsero di andare a combattere in Spagna.

Dopo l’abdicazione, forzata, nel dicembre 1936 di Edoardo VIII°, perchè sotto l’influenza della filo-nazista Wallis Simpson, Hitler dovette ipotizzare la possibilità di un conflitto con l’Inghilterra per cui  l’alleanza con il nazionalismo arabo, anche ideologicamente affine, era nella logica delle cose.

Agli nazionalisti arabi Mussolini aveva potuto offrire qualche modesto aiuto materiale mentre non sappiamo cosa aveva offerto Stalin.

Hitler, invece, poteva concretamente offrire la contropartita di dirottare l’emigrazione delle masse ebraiche dell’Europa Centro-Orientale verso una destinazione, non specificata, lontana dalla Terra di Israele/Palestina e guadagnarsi cosi la preferenza araba.

Qui entra in scena il personaggio Adolf Eichmann, ufficialmente sottoufficiale SS (anche se amico personale del Generale SS Kaltenbrunner e apprezzato dal  terribile capo dei servizi di sicurezza Heydrich) che a partire dall’anno 1934 aveva l’incarico del controllo delle organizzazioni sioniste in Germania e nel 1936 aveva redatto l’opuscolo “Linee guida per il controllo della Associazione Sionista della Germania”.

Nel novembre dell’anno 1937 - poco dopo l’infruttuosa visita a Parigi della delegazione polacca  per esporre il “Piano Madagascar” e in coincidenza dell’esposizione da parte di Hitler dei suoi effettivi propositi di conquista a gerarchi e generali - Eichmann  viene inviato in Palestina e in Egitto per incontrare gli  esponenti arabi ostili all’idea di uno stato ebraico; non era un caso.

 

I “TERRITORI DI INSEDIAMENTO EBRAICO” PIANIFICATI DA NAZISTI E FASCISTI.

Nel febbraio 1939 l’ideologo nazista Alfred Rosenberg tenne una conferenza stampa per illustrare, ai rappresentanti a Berlino della stampa internazionale l’dea di creare un insediamento ebraico in qualche territorio, ovviamente non specificato.

Nello stesso periodo di tempo in Italia  – forse per effetto della visita di Heydrich  – qualcuno aveva lanciato l’idea del trasferimento degli ebrei italiani in un territorio di insediamento su un altopiano in Etiopia dove, secondo strane nozioni di geografia, le condizioni climatiche sarebbe state simili a quelle della città piemontese di Casal Monferrato. Sta di fatto che:

- Nella primavera del 1940 i dirigenti dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane vennero informati che gli Ebrei avrebbero comunque dovuto lasciare l’Italia.

- In Libia, nel 1940/41, molti ebrei vennero deportati dalle città in un campo nel deserto.

Nel suo discorso del 6 ottobre 1939, a conclusione dell’invasione della Polonia, Hitler da una parte invitò l’Inghilterra a trattative di pace ma dall’altra parlò del riordino del territorio polacco ad ovest della linea di demarcazione accennando alla creazione di un insediamento ebraico dando cosi un segnale agli arabi: il “Reich” prevede per gli Ebrei una sistemazione lontana dalla Palestina.

Negli stessi giorni del mese di ottobre 1939 venne ordinata la partenza di trasporti di ebrei in età lavorativa verso la Polonia; dovettero partire pure i dirigenti Murmelstein da Vienna e Edelstein da  Praga, che si erano prodigati nelle loro comunità per organizzare l’emigrazione.

La destinazione di questi trasporti era la zona della cittadina polacca Nisko situata nella regione di Lublino, tra i fiumi Sun e Bug, sulla linea di demarcazione tra la zona di occupazione tedesca e la zona di occupazione sovietica, territorio poco ospitale e lontanissimo da “occhi indiscreti” stranieri.

Il 19 ottobre 1939 il primo trasporto di 1000 ebrei, con i dirigenti, arrivò alla stazione di Nisko, da lì una lunga marcia verso la destinazione: un prato trasformato in una pozzanghera.

Il giorno successivo Eichmann tenne il suo famoso discorso circa i primi compiti: la costruzione di baracche, un’amministrazione da mettere in piedi, organizzazione di un servizio sanitario, ecc.; “altrimenti tocca morire”.

Data questa premessa appare chiaro che i nazisti non si siano curati in alcun modo dei mezzi necessari per la realizzazione del progettato insediamento ebraico nella regione di Lublino. L’unica risposta di Eichmann alle domande specifiche di Murmelstein era “cacciate a pedate il contadino polacco, per installarvi nella sua casa”. Il dirigente ebreo, ovviamente all’oscuro dei retroscena politici, poté pensare solo di trovarsi di fronte alla follia criminale di Eichmann.

Seguirono, infatti, altri arrivi di trasporti: gli uomini validi vennero trattenuti per i lavori mentre gli altri, scortati da militi SS, vennero avviati a piedi per la “dispersione sul territorio di colonizzazione”.  

Da tutto il “territorio di colonizzazione” – dove vagavano ancora disertori dell’esercito polacco - giungevano notizie di feriti e malati; i più coraggiosi riuscirono ad attraversare la linea di confine con la zona sovietica dove, però, quasi sempre vennero arrestati e inviati in un campo di prigionia.

Dopo alcuni giorni e lunghe insistenze Murmelstein ottenne credenziali ufficiali per il “compito di  esplorare le possibilità di collocamento nel territorio di insediamento ebraico” con l’autorizzazione di lasciare il campo- Il vero intento, ovviamente, era di chiedere aiuto alla Comunità di Lublino.

Per avere la prova degli sforzi compiuti, Murmelstein  pensò di chiedere al prefetto della zona il permesso di utilizzare qualche casetta deserta per le persone costrette a lasciare il campo. L’esito dell’udienza era sorprendente avendo il prefetto dichiarato di essere all’oscuro di tutto. Si poteva quindi intravedere la possibilità di provocare l’intervento dell’amministrazione periferica tedesca contro l’azione di Eichmann. Il riferimento al consiglio “cacciate a pedate il contadino polacco” e l’esibizione delle credenziali convinsero il prefetto ad ordinare al Murmelstein e al gruppo dei suoi colleghi di recarsi, senza altre soste, a Lublino per attendere gli ordini che lui avrebbe sollecitato al Governatore generale.

Il famigerato boia della Polonia, Hans Frank, infatti, preferiva la soluzione dei ghetti in quartieri degradati di alcune città dove l’affollamento avrebbe creato le disastrose condizioni di vita atte a provocare la desiderata “selezione naturale” e,pertanto voleva occuparsi prima degli ebrei polacchi e solo dopo di quelli del Reich e dei restanti stati europei.

L’idea di un insediamento ebraico – con molti uomini in età valida per lavorare e per combattere -  in una vasta area intorno a Lublino e sulla linea di demarcazione posto sotto il diretto controllo di Eichmann – e quindi della SS – sarebbe stato:

- Per il Governatore Generale Hans Frank una limitazione alla sua autorità e un ostacolo per i suoi diversi lucrosi affari.

- Per il Comando Militare un ostacolo alla preparazione di un attacco all’Unione Sovietica.

Se può apparire logico che delle iniziative di Eichmann erano state tenute all’oscuro sia il prefetto competente che la Comunità Ebraica di Lublino, appare del tutto assurdo che ne fosse stato tenuto all’oscuro anche comandante SS della regione, Colonnello SS Strauch, che, viste le credenziali di Eichmann, non poteva usare il frustino ma solo dire di “attendere ordini”. Ma nel sistema nazista ognuno - scherano SS, militare, funzionario civile - veniva informato solo di quanto necessario per l’esecuzione degli ordini ricevuti e il Col. SS Strauch, non era destinatario di ordini relativamente il piano di un insediamento ebraico proprio nella sua zona di comando, quindi non venne informato.

Dopo alcuni giorni venne l’ordine di tornare a Nisko e Eichmann comunicò che non ci sarebbero stati altri arrivi e ordinò ai funzionari di ritornare a Vienna e Praga. I quattrocentocinquanta tecnici ed operai rimasero nel campo per altri sei mesi; le baracche servirono poi quale campo di transito per i tedeschi da rimpatriare nel Reich.

Eichmann, che sembrava sconfitto; venne invece nominato Capo della “Divisione Affari Ebraici” nel  neo costituito Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich (RSHA) a Berlino.

I fatti quali la promozione di Eichmann, l’omissione di informare tempestivamente il Col. Strauch, l’apparente non curanza nei confronti del Governatore Generale Frank e il Comando Wehrmacht,  consentono di formulare l’ipotesi che il piano di un insediamento ebraico nell’area di Nisko sia stato solo propaganda, sia verso gli Arabi (destinazione lontana dalla Palestina) che verso gli Ebrei (per coloro che non avevano vere possibilità di emigrazione e necessità di evitare il ritorno in campo di concentramento la “scelta” di presentarsi quali volontari per “il lavoro”).La parte ebraica, a sua volta, ebbe ancora un pò di tempo utile per far emigrare altre persone verso la salvezza

Verso fine anno 1940, Benjamin Murmelstein, l’unico sopravvissuto fra i dirigenti presenti a Nisko, dovette presentare uno studio storico sull’idea di un focolare nazionale ebraico. Eichmann non approvò la tesi dell’insediamento possibile solo in Terra di Israele/Palestina con il riferimento a “quella potenza che al termine del conflitto sarà determinante nel Medio Oriente” quale garante.

Fra le osservazioni fatte da Eichmann merita una particolare riflessione quella: “ma è tanto difficile capire che solo la Germania può vincere la guerra e diventare determinante nel Medio Oriente?”  

Questa osservazione suggerisce l’ipotesi che Eichmann avesse già nel Dicembre 1940 saputo che al Quartier Generale di Hitler si pianificavano gli interventi nell’area mediterranea – Libia e Grecia – per evitare una clamorosa sconfitta di Mussolini, che comunque sarebbe stato ridotto ad un ruolo secondario. Per avere simili informazioni era necessario avere accesso agli alti gradi del Quartier Generale di Hitler; Eichmann era quindi molto più che un semplice capo-divisione.

La prima “idea” nazi-fascista di creare insediamenti ebraici era chiaramente basata su quanto fatto nelle colonie tedesche dell’Africa qualche decennio prima: inviare le popolazioni che si volevano eliminare verso ambienti con condizioni ostili dove una durissima selezione naturale avrebbe in breve tempo provocato lo sterminio desiderato. Goering  - responsabile del Piano Quadriennale e quindi delegato anche alla “Questione Ebraica” - ha certamente potuto leggere i diari del padre, ex funzionario dell’amministrazione coloniale tedesca.

Gli studi condotti dallo storico tedesco Goetz Aly indicano che i nazisti consideravano fin dall’inizio l’opzione dell’eliminazione fisica di una parte della popolazione dell’Europa Centro-Orientale, come pure di varie categorie di indesiderati nello stesso Reich, allo scopo di far coincidere la produzione alimentare dell’area con la “necessità di nutrire la popolazione tedesca in modo adeguato”. Viene citata una frase di Goering “non sarà l’operaio tedesco a soffrire la fame”, in riferimento al fatto che durante la prima guerra mondiale la Germania non poteva integrare con importazioni  insufficiente produzione agro-alimentare. Essendo l’eliminazione fisica di varie popolazioni, e quella ebraica in primo luogo, già previsto nei piani nazisti, si ha un’ulteriore conferma del fatto che “programma” di un “insediamento ebraico” era solo una messa in scena propagandistica. La frase del discorso di Eichmann “altrimenti tocca morire” andrebbe quindi letta come “vi tocca morire”.

Negli anni 1941/42 la Romania del dittatore Antonescu, fedelissimo di Hitler, fece “insediare” più di trecentomila ebrei romeni nel territorio inospitale della Transnistria, zona dell’Ucraina, dove quasi tutti morirono, o assassinati in esecuzioni di massa o per stenti.

Nel giugno 1943 il Ghetto di Terezin venne denominato “Territorio di Insediamento Ebraico” anche se, salvo la denominazione, nulla cambiò  Nel maggio 1944 in una lettera indirizzata ai dirigenti sionisti di Budapest si parla di una “città ebraica” creata .a Terezin; nessuno dei 12 esponenti sionisti firmatari sfuggì poi al martirio. Non può essere una mera coincidenza che nel giugno 1944, il governo collaborazionista ungherese, in una nota di risposta a proteste contro le deportazioni, accennò ad ”insediamenti ebraici con amministrazioni autonome”; la maggior parte degli Ebrei

ungheresi deportati in quelle settimane era già morta nelle camere a gas di Auschwitz..

 

“LI SI MANDI A BIRO BIDJAN”.

Verso la fine degli anni trenta su certa stampa antisemita si poteva leggere slogan come: “Gli Ebrei? Li si mandì’ a Biro Bidjan!”. A Biro Bidjan e non in Palestina/Terra di Israele!

Infatti nell’anno 1928 – un anno dopo che Lev Trotzky Bernstein era stato costretto all’esilio e i primi dirigenti comunisti di origine ebraica erano stati emarginati – Stalin decretò l’istituzione di un “Territorio di Insediamento Ebraico” all’estremo oriente della Siberia, fra i fiumi Biro e Bidjan, vicino al più famoso fiume Amur e al confine con la Manciuria; alla distanza di ben cinque fusi orari dalla Palestina/Terra di Israele. Negli stessi anni le ultime organizzazioni ebraiche vennero sciolte e lo studio e la pratica dell’Ebraismo erano ormai possibili solo in clandestinità; le poche sinagoghe rimaste aperte erano strettamente controllate.

Nell’anno 1934; in coincidenza con l’intensificarsi del terrore staliniano, Biro-Bidjan venne eretto in “Repubblica Autonoma Ebraica” con il “riconoscimento” dello Yidisch quale lingua ufficiale e della “nazionalità ebraica”; c’era il teatro (quasi sempre chiuso) ma non le sinagoghe.  Secondo le varie esigenze propagandistiche, qualche volta si parlava di un successo e qualche volta di un fallimento perché “non esiste una cultura ebraica”.

Il “riconoscimento della nazionalità ebraica” legata ad una lontana Repubblica Autonoma Ebraica consentiva di procedere agevolmente a discriminare gli Ebrei in quelle zone –Ucraina, Bielorussia,  Russia Europea, ecc. – dove in effetti risiedevano.

La Repubblica Autonoma Ebraica di Biro-Bidjan venne considerata quale entità solamente virtuale pure dall’apparato repressivo sovietico. Infatti, quando nel 1940 l’URSS occupò prima la regione orientale della Polonia e gli Stati Baltici poi venne scatenata un’ondata di deportazione di persone considerate “borghesi” o “ostili”, fra cui molti ebrei; verso il Kazakistan.

Nel 1947 l’URSS votò a favore della creazione dello Stato di Israele che riconobbe il giorno della sua proclamazione, 14 maggio 1948. Nello stesso tempo, però, venne ripresa la propaganda per l’esaltazione di Biro-Bidjan con “notizie” su arrivi di coloni e simili. Sta di fatto che nella Repubblica Autonoma Ebraica di Biro-Bidjan il numero totale di persone di  “nazionalità ebraica” non aveva mai superato la metà della popolazione complessiva;  le persone di fede ebraica costituivano una minoranza del tutto esigua.

Nel 1951/52 Stalin lanciò una campagna di epurazioni accompagnata da una propaganda, di tono formalmente anti-sionista ma in effetti antisemita, con accuse di congiure. Da ricordare in URSS i “medici sionisti”  accusati di aver voluto assassinare Stalin e in Cecoslovacchia l’epurazione dei dirigenti comunisti di origine ebraica, accusati di essere sionisti, con i “Processi di Praga”.; si ebbe la prima rottura dei rapporti diplomatici con lo Stato di Israele.

Negli stati satelliti – Polonia, Ungheria, Romania, ecc. le organizzazioni sioniste erano già state sciolte nell’anno 1949, molti dirigenti sionisti vennero arrestati. Le istituzioni ebraiche comunitarie, anche assistenziali, vennero sottoposte a stretti controlli con confisca di parte del loro patrimonio.

Studi e pratica dell’Ebraismo vennero resi difficili. L’insegnamento della storia ebraica venne sottoposta a censura per impedire ogni riferimento a Israele.

I provvedimenti staliniani - Gulag e Territorio di Insediamento Ebraico – vennero studiati dai nazisti che, giovandosi dell’efficienza tecnica tedesca, svilupparono i Lager, i Ghetti, i Campi di Sterminio; l’URSS – tecnicamente arretrata - rimase ferma alle varie forme di discriminazione.

 

CONCLUSIONE. IN OGNI EPOCA SI LEVERANNO PER DISTRUGGERCI.

Ricordando, a Pesach, l’Esodo dall’Egitto, Casa di Schiavitù, ad un certo punto della rievocazione viene citata l’ammonizione dei nostri Maestri: ”.. in ogni epoca si leveranno per distruggerci …” che potrebbe venire parafrasata “in ogni epoca, da destra e da sinistra, si leveranno per distruggerci”.

Lo studio della storia in generale, e di quella ebraica in particolare, deve essere condotto senza  pregiudizi ideologici o suddivisioni tipo “da una parte tutti buoni, dall’altra parte tutti cattivi”.

Come sopra esposto, tutte le opposizioni nette all’idea sionista di uno stato ebraico in Terra di Israele e le varie “proposte alternative” hanno dato il loro contribuito alla distruzione della maggior parte delle comunità ebraiche in Europa e nell’Area del Mediterraneo.

Sia nello Stato di Israele che nelle Comunità della Diaspora è necessario riconoscere in tempo le situazioni di pericolo per poter dare alla gente, specialmente ai giovani, consigli adeguati perché “altrimenti tocca morire”.   

 

 

DR. WOLF MURMELSTEIN

wolf.murmelstein@tiscali.it

 

 

Il presente saggio è stato elaborato dall’autore in base a ricordi di famiglia, dati storici notori, testi trovati in Internet – GOOGLE e YAHOO – e seguendo le discussioni su vari fori giornalistici.

 

 

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